Il seme è un simbolo tradizionale, ma allo stesso tempo è un simbolo rivoluzionario.
- Ai Weiwei -
E Ai Weiwei è uno che di rivoluzione se ne intende. Non so se conosci già la sua storia, ma te la racconto in breve.
Nato a Pechino nel 1957, vive in esilio con la sua famiglia dal 1961 al 1976 in seguito a una denuncia nei confronti del padre, il noto poeta e pittore Ai Qi per le sue idee politiche troppo “di destra” e spedito con la famiglia in un campo di rieducazione militare. Ai cresce quindi nel deserto del Gobi.
Dagli anni Ottanta vive tra la Cina e gli Stati Uniti dove esercita il suo ruolo di implacabile e poliedrico attivista politico, attraverso le forme più diverse: va dalle arti visive all’architettura, dalle pubblicazioni alle performance, film e fotografia.
Nonostante un arresto e il rogo del suo studio di Shanghai, Ai non molla e continua a investigare molte tematiche, compresa quella delle dei diritti umani e delle migrazioni.
“Tutti potremmo essere dei rifugiati, e molti dei nostri genitori, nonni, lo sono stati. Quindi aiutarci l’un l’altro, capire che anche noi potremmo trovarci dall’altra parte, è un elemento fondamentale per comprendere a fondo la posizione di queste persone.”
Ma cosa c’entra tutto questo con il seminare?
Una delle sue opere più famose, Sunflower Seeds, era formata da 100 milioni di semi di girasole in ceramica, fatti a mano da più di cento famiglie residenti nel distretto artigianale della città cinese di Jingdezhen: una quantità enorme di piccoli semi esprime una mastodontica denuncia contro il lavoro sfruttato e malpagato e spesso svolto da minorenni, in Cina. In questo caso i semi rappresentavano il popolo cinese, composto da mille piccoli volti solo in apparenza tutti uguali ma in realtà disegnati a uno a uno.
Il seme, in generale, è simbolo di speranza perché indica l’attesa di qualcosa di nuovo che dovrà germogliare dal seme nascosto nella terra che darà inizio a una vita.
E ho trovato meravigliosa l’idea di un’artista - di cui sinceramente non ricordo il nome - di portare sempre con sé una manciata di semi da piantare dove capita, in vasi o nel terreno, in modo che al momento giusto possano nascere fiori. Lo fa spesso una mia amica che ama camminare e di recente sul suo percorso quotidiano ha visto germogliare questo.
Nel 2022 diventò virale un video di una donna ucraina che affronta un soldato russo, di pattuglia per le strade nella zona di Cherson, dicendogli "Chi sei? Cosa fate qui? State occupando, siete dei fascisti". Poi gli porge dei semi di girasole: "Prendi questi semi di girasole, tienili in tasca così cresceranno fiori quando morirai."
Compra semi, conserva quelli di frutta e verdura che mangi e restituiscili al mondo: pensa che meraviglia trovare una zucca nell’aiuola vicino all’ufficio postale 😀
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Il calore del camino, una persona gentile, il brodo di pollo
(Se sei nuovo e non sai cosa siano gli “arcobaleni”, l’ho raccontato nella Puntata 1 di Positivamente)
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Giornalista, autrice e, soprattutto, esploratrice. Appassionata di cibi e luoghi del mondo, ne scrivo articoli per giornali e storie per libri. Se fossi un piatto, sarei il cous cous. Pietra miliare della cultura mediterranea vanta origini africane che, però, sono giunte attraverso le nostre isole maggiori fino a Genova. Non guizza come gli spaghetti, non scivola come i maccheroni ma ha una presa rassicurante, conscio del ruolo di aggregazione che gli compete. È sobrio, per gli ingredienti semplici di cui è composto, ma sa essere raffinato, in base alle spezie che gli si abbinano. Per saperne di più su di me traveltotaste.net
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