47 | Cartoline da Napoli
Non lo so perché ho aspettato così tanto per vedere Napoli.
Anzi lo so. Mio marito, che spesso deve andarci per lavoro, torna ogni volta talmente stremato dal caos, dal traffico e - diciamolo - dal vivere fuori le righe dei napoletani, che mi ha sempre scoraggiata.
Ma questa volta ho deciso di seguirlo per capire un po’ cosa, invece, affascina molte persone dell’antica Partenope.
Ho camminato nei Quartieri Spagnoli, mi sono addentrata nei cunicoli dei sotterranei, ho parlato con le persone, ho mangiato (avevi dubbi?) tanto e bene. Ho visto la Cappella Sansevero con il Cristo Velato. E mi sono commossa in alcune di queste occasioni.
Ho capito che a Napoli la religione, quella seguita da tutti, non è quella cattolica, ma quella di Maradona.
Ho confermato che il caffè napoletano - mi dispiace - non è il più buono. Anzi, non è per niente buono (tranne in qualche raro caso).
La pizza napoletana è digeribile solo a Napoli.
I necrologi, qui, vengono fatti anche per gli animali ❤️
E mi sono trovata a concordare con Elsa Morante:
“La vera regina delle città, la più signorile, la più nobile. La sola vera metropoli italiana.”
Napoli profuma di fritto, di caffè troppo tostato ma anche di bucato. E di zolfo: il Vesuvio tiene a ricordarci che è lì, potente e imponente.
L’udito è sovrastimolato dai clacson, dal traffico e dalla musica neomelodica.
I suoi colori sono l’ocra di palazzi e chiese, rosso come i cornetti portafortuna e blu delle maioliche.
Napoli è vita, e io l’ho sentita battere forte.
Sperimentare è il modo migliore per capire e, nel caso, cambiare idea.
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Annusare il mare, stare in maniche corte a fine novembre, un cuore sacro.
(Se sei nuovo e non sai cosa siano gli “arcobaleni”, l’ho raccontato nella Puntata 1 di Positivamente)
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Giornalista, autrice e, soprattutto, esploratrice. Appassionata di cibi e luoghi del mondo, ne scrivo articoli per giornali e storie per libri. Se fossi un piatto, sarei il cous cous. Pietra miliare della cultura mediterranea vanta origini africane che, però, sono giunte attraverso le nostre isole maggiori fino a Genova. Non guizza come gli spaghetti, non scivola come i maccheroni ma ha una presa rassicurante, conscio del ruolo di aggregazione che gli compete. È sobrio, per gli ingredienti semplici di cui è composto, ma sa essere raffinato, in base alle spezie che gli si abbinano. Per saperne di più su di me traveltotaste.net
Il Cielo di Maiolica Blu - un’insolita storia con la Turchia
Il mio primo romanzo Agata e le stelle
Dalla bagna càuda al sushi. Storia della Torino gastronomica (di cui ho curato la sezione sulla cucina etnica)