Ogni cosa ha la sua bellezza, ma non tutti la vedono.
Confucio
Questa settimana ho avuto il piacere di trascorrere un po’ di tempo con un profondo conoscitore della Cina. Della calligrafia, del Sumi-e e di tutte le storie che stanno dietro a ogni ideogramma, a ogni tocco di pennello.
Non ti parlerò di lui perché è un uomo riservato, a cui non piace apparire, però vorrei raccontarti un pochino della Cina che mi affascina.
Per ora, ho visitato solo Hong Kong (ne ho scritto qui) ma mi sono a lungo nutrita dei racconti sulla Città Proibita fatti dai miei genitori e spesso mi ritrovo a sognare ricami di crisantemi dorati, porcellane con raffigurazioni di draghi e incenso che brucia in appositi contenitori di bronzo.
Sumi-e: la pittura dell’essenziale
Nonostante Sumi-e sia un termine giapponese che significa “pittura a inchiostro nero”, questa tecnica ha avuto origine in Cina durante la dinastia Tang (618-907). È un genere di pittura sobrio e spontaneo, che rappresenta il reale nella sua forma più pura ed essenziale. Non richiede alcuna ambizione di successo, ma nobiltà nel portamento ed equilibrio psichico. I “quattro nobili” sono i soggetti tipici: orchidea, bambù, susino e crisantemo. Ognuno da riprodurre nelle quattro stagioni.
Pu-Erh: un tè antico
Un tè antico originario della contea di Xinshuanbanna nello Yunnan. Da qui sull’antica rotta carovaniera del tè, raggiungeva i Paesi confinanti.
Il Pu Erh deriva da una varietà particolare di Camellia Sinensis, detta Da Yeh, derivata da piante selvatiche.
I Pu-Erh raccontano la storia di luoghi e conoscenze antiche. Le prime documentazioni sull’esistenza di questi tè preziosi risalgono alla dinastia Tang (618- 907 d.C.) grazie a un documento chiamato Book on Barbarians, nel quale si racconta di come alle foglie raccolte direttamente dagli alberi venissero aggiunti zenzero, pepe e cassia. Centinaia di anni dopo, nel testo A Survey of Mountains and Rivers of Yunnan, risalente alla dinastia Ch’ing (1644- 1912 d.C.), si legge di come il Pu-Erh venisse prodotto sulle sei famose montagne del tè:
Gèdeng Shàn: “staffa di cuoio”
Mànsà Shàn: “sacchetto di semi”
Màngzhù Shàn: “calderone di rame”
Mànzhuàn Shàn: “mattone di ferro”
Yibàng Shàn: “batacchio di legno”
Yòulè Shàn: “gong di rame”
Viene venduto compresso in dischi di varie dimensioni, che ne amplificano il fascino.
Cina moderna
Non posso evitare di menzionare un’opera di ingegneria come questa.
Il ponte Ruyi, situato nell'area panoramica Shennvju di Taizhou, è una struttura piuttosto impressionante. Lungo 100 metri, a 140 metri di altezza, rappresenta appunto il Ruyi, lo scettro ornamentale simbolo di potere e buona sorte in Cina. Non è adatto però ai deboli di cuore.
Ricorda che il modo migliore per sostenere il mio lavoro è commentare e condividere questa newsletter 🙏
L’ora legale, un pranzo condiviso con sconosciuti, il primo caldo.
(Se sei nuovo e non sai cosa siano gli “arcobaleni”, l’ho raccontato nella Puntata 1 di Positivamente)
Può capitare che la newsletter finisca in spam. Insegna alla tua posta che ti interessa leggere Positivamente spostandola nella cartella principale.
Giornalista, autrice e, soprattutto, esploratrice. Appassionata di cibi e luoghi del mondo, ne scrivo articoli per giornali e storie per libri. Se fossi un piatto, sarei il cous cous. Pietra miliare della cultura mediterranea vanta origini africane che, però, sono giunte attraverso le nostre isole maggiori fino a Genova. Non guizza come gli spaghetti, non scivola come i maccheroni ma ha una presa rassicurante, conscio del ruolo di aggregazione che gli compete. È sobrio, per gli ingredienti semplici di cui è composto, ma sa essere raffinato, in base alle spezie che gli si abbinano. Per saperne di più su di me: traveltotaste.net | masalastudio.art
Il Cielo di Maiolica Blu - un’insolita storia con la Turchia
Il mio primo romanzo Agata e le stelle
Dalla bagna càuda al sushi. Storia della Torino gastronomica (di cui ho curato la sezione sulla cucina etnica)
Grazie Federica ,mi hai aperto uno spiraglio su un argomento che non avevo mai affrontato