Puntata 14 | Il tempo è un profumo
Come tutti, sono andata al cinema per vedere Perfect Days di Wim Wenders.
Nel caso tu fossi tra coloro che non lo hanno visto, ti racconto brevemente la trama. È la storia di Hirayama, un uomo che conduce una vita semplice con impegno e soddisfazione. Vive in una piccola casa di Tokyo e ogni suo giorno è essenzialmente uguale all’altro. Si sveglia al suono della scopa di saggina passata in strada da un vicino, piega il
futon su cui dorme, si lava i denti, beve un caffè preso alla macchinetta automatica in cortile e parte con il suo furgoncino blu alla volta dei bagni pubblici da pulire.
Un lavoro che svolge con meticolosa attenzione. Hirayama ha alcune passioni che non manca di nutrire ogni giorno: curare germogli di piante raccolti in giro, leggere, la musica analogica (da ascoltare in musicassetta), la fotografia e il Komorebi, l’osservazione della luce che filtra dalle foglie.
Hirayama percorre quotidianamente una strada zen, che lo fa vivere pienamente e con gioia. Su Vanity Fair ho letto un interessante intervento in merito del maestro zen Tetsugen Serra, trovi l’articolo qui.
Uno dei punti che mi ha più colpito del commento di Serra è quando dice che per lo zen “il tempo è un profumo”, ovvero che lo percepisci come parte di te, che profuma la tua vita.
Ma per percepire quel profumo bisogna smettere di correre. Quindi ti chiedo, qual è il profumo del tuo tempo?
Il profumo del tempo
Sono molto attirata dai profumi e cerco di leggere il più possibile in merito.
Per me il tempo ha il profumo dei libri (uno dei più interessanti letti sull’argomento si intitola proprio Il Profumo: è un romanzo, non un trattato), ma anche della pelle al sole, di quando con la bella stagione mi concedo la pausa pranzo in giardino.
Il mio tempo profuma di spezie (sul tema ho fatto anche dei podcast), mentre preparo una cena indiana per gli amici, oppure di tè al gelsomino, quando scrivo.
In questi giorni profuma anche di ghiaccio, nei momenti che dedico alla fotografia fuori, al freddo.
Curiosità
Sui profumi ci sono molte curiosità. Alcune le elenca Focus.
Voglio però raccontartene una in particolare, che ho scoperto di recente leggendo l’ultimo romanzo di una delle autrici indiane che preferisco, Alka Joshi. L’ Arte del Profumo a Parigi è ambientato, appunto, tra Parigi e India e racconta la storia di una profumiera tornata a Jaipur in cerca di una particolare essenza, che aveva nella mente ma non riusciva a identificare. Una volta lì ha trovato l’attar di mitti (nessuno spoiler, il cuore del racconto non è questo).
L’attar altro non è che olio essenziale ricavato dai fiori, secondo un antico metodo di estrazione originario dell’India.
Seguendo le stagioni della fioritura, i vecchi produttori di attar viaggiano di villaggio in villaggio per tutta l’India portando con sé gli alambicchi: il procedimento è compiuto a mano senza l’ausilio di strumenti moderni. Gli attar, per tradizione, venivano offerti in dono dai regnanti indiani ai loro ospiti al momento della partenza, racchiusi in contenitori di cristallo, gli ittardan.
L’attar di mitti è il profumo della pioggia monsonica, che tutto nutre e risveglia.
Arcobaleni 🌈
Gli uccellini sul balcone ☝️, una lunga passeggiata, i noodles piccanti di Tuttofabrodo.
(Se sei nuovo e non sai cosa siano gli “arcobaleni”, l’ho raccontato nella Puntata 1 di Positivamente)
Chi sono 🎡
Giornalista, autrice e, soprattutto, esploratrice. Appassionata di cibi e luoghi del mondo, ne scrivo articoli per giornali e storie per libri. Se fossi un piatto, sarei il cous cous. Pietra miliare della cultura mediterranea vanta origini africane che, però, sono giunte attraverso le nostre isole maggiori fino a Genova. Non guizza come gli spaghetti, non scivola come i maccheroni ma ha una presa rassicurante, conscio del ruolo di aggregazione che gli compete. È sobrio, per gli ingredienti semplici di cui è composto, ma sa essere raffinato, in base alle spezie che gli si abbinano. Per saperne di più su di me traveltotaste.net
I miei libri 📚
Il Cielo di Maiolica Blu - un’insolita storia con la Turchia
Il mio primo romanzo Agata e le stelle
Dalla bagna càuda al sushi. Storia della Torino gastronomica (di cui ho curato la sezione sulla cucina etnica)