Attanagliata da una tosse allergica che cerco di combattere con l’ozono (come disinfettante temporaneo di ambienti) e alcuni rimedi ayurvedici (per una soluzione più definitiva) cerco di preparare la valigia per un viaggetto on the road nel sud Italia. Partire mi dà sempre gioia e la destinazione non è (quasi) mai importante.
Un’altra cosa che mi dà gioia è creare. Che si tratti di un disegno, di una ricetta, un pacchetto regalo o un libro, alla fine del lavoro provo una particolare soddisfazione.
Creare è dare una forma al proprio destino.
– Albert Camus –
Ed è forse per questo motivo che apprezzo gli artigiani: hanno nelle mani un potere meraviglioso. Ti avevo già perlato di Isabella per lo stesso motivo.
Così, in un pomeriggio di un caldo ottobre ho intervistato una persona che ho scoperto per caso, durante la mia costante ricerca di cose belle e curiose.
Nicola De Villi, l’artigiano dei tappeti
Il sole è caldo ma basso abbastanza da illuminare con una luce calda i palazzi di Piazza Emanuele Filiberto a Torino, in uno dei miei quartieri preferiti: Porta Palazzo.
Intorno a me sento i rumori del mercato e le chiacchiere delle persone sedute ai tavolini all’aperto: tutto è vita.
Nicola ha ventisette anni e, dopo un percorso di studi universitari nell’ambito dell’illustrazione, ha sperimentato la ceramica e il ricamo prima di capire che il suo mondo creativo avrebbe trovato il perfetto sviluppo nel tappeto. Dal suo migliore amico falegname si è fatto realizzare un primo telaio e, inizialmente da autodidatta, ha iniziato a sperimentare l’arte dell’annodatura.
Nicola ha l’entusiasmo di chi ha una passione - cosa che non dipende dalla giovane età - e sente la necessità di scavarla, per conoscerne i meandri e sfruttarne le potenzialità.
Per le decorazioni non utilizza l’iconografia classica, ma crea una propria simbologia disegnando ogni singolo soggetto utilizzato.
I tappeti fatti a mano, qualunque sia la loro origine, raccontano storie di famiglia, di villaggi interi. Spesso contengono messaggi benauguranti e, in ogni caso, hanno all’interno la firma di chi li ha annodati o tessuti.
Non sono da meno i tappeti di Nicola De Villi, che per il proprio personale racconto ha pensato a immagini figurative che rappresentino soprattutto il suo stato d’animo nel periodo in cui il pezzo è stato creato. Più corpi insieme - umani o animali - in un non luogo rappresentano il suo stile originale in costante evoluzione.
“Della creazione di tappeti mi piace la possibilità di lavorare punto per punto, avendo il controllo su ogni singolo passaggio. Inoltre, amo il poter lavorare con un materiale dando una consistenza tangibile a disegni e idee.”
Nicola, al momento, realizza soprattutto lavori su commissione e il suo sogno è quello di essere, un giorno, riconoscibile per la perfezione della tecnica oltre che per l’originalità dei disegni e del messaggio che raccontano.
Infine, alla domanda se fosse ottimista, Nicola ha risposto:
“Non mi definirei un’ottimista perché devo sempre sforzarmi per arrivare a una visione positiva delle cose. Ma so che mettendoci attenzione, il bello lo trovo.”
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Un bel libro, le carezze a un cagnolino, un profumo che sa d’Oriente
(Se sei nuovo e non sai cosa siano gli “arcobaleni”, l’ho raccontato nella Puntata 1 di Positivamente)
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Giornalista, autrice e, soprattutto, esploratrice. Appassionata di cibi e luoghi del mondo, ne scrivo articoli per giornali e storie per libri. Se fossi un piatto, sarei il cous cous. Pietra miliare della cultura mediterranea vanta origini africane che, però, sono giunte attraverso le nostre isole maggiori fino a Genova. Non guizza come gli spaghetti, non scivola come i maccheroni ma ha una presa rassicurante, conscio del ruolo di aggregazione che gli compete. È sobrio, per gli ingredienti semplici di cui è composto, ma sa essere raffinato, in base alle spezie che gli si abbinano. Per saperne di più su di me traveltotaste.net
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