La mente umana mi ha sempre affascinata ed è spesso al centro della conversazioni con le amiche che, anche per interesse professionale, ne studiano il funzionamento.
Nonostante ogni individuo sia un mondo a sé, ci sono comportamenti che in determinate situazioni si ripetono.
Pensa ad esempio quando ti innamori: arrivano le farfalle nello stomaco, c’è l’ansia nell’attesa di una telefonata o di un nuovo appuntamento, l’imbarazzo nel manifestare i propri desideri e così via. E questo accade sia che gli interessati abbiano 15 anni o che ne abbiano 70. L’amore confonde. A volte rimbambisce, ma senza non potremmo di certo vivere.
Così nei giorni scorsi, la Vale mi ha raccontato di un esercizio che le hanno fatto fare durante il tirocinio che sta facendo e mi sono incuriosita.
Dopo aver fatto vedere lo spezzone del film Manhattan in cui Woody Allen parla delle cose per cui vale la pena vivere (tra cui “quelle incredibili mele e pere dipinte da Cezanne”), è stato chiesto a loro di fare la medesima cosa.
Potremmo paragonare questa lista a quello che i giapponesi chiamano Ikigai. Si tratta di un'antica filosofia mirata a individuare il senso della nostra esistenza, che è diverso per ognuno di noi. Ma una cosa che ci accomuna tutti c’è: la ricerca di un significato. In questo articolo di Vogue è spiegato bene l’Ikigai.
Senza entrare nel merito dell’utilità di quell’esercizio a livello psicologico, ho iniziato a ragionare su quali fossero i miei motivi. Te li scrivo di seguito, ma vorrei che anche tu facessi la tua personale lista. Se vuoi puoi condividerla con tutti noi nei commenti, solo con me scrivendomi in privato oppure tenerla per te. Ma dopo averla scritta, ti invito a tenerla in vista in modo da rileggerla nelle giornate difficili o anche solo per ricordarti quanto di piacevole c’è nella tua vita.
I 10 motivi di Federica per cui vale la pena vivere
Gli abbracci stretti stretti.
Quegli amici che ci sono sempre, quando va bene e quando va male.
Sentire l’acqua del mare che mi avvolge il corpo.
Un calice di Barolo di ottima annata.
Le nuove scoperte.
Ridere con le lacrime agli occhi per qualcosa che solo io e lui capiamo.
Le emozioni.
La musica dei Queen.
Scrivere.
I libri che fanno perdere il senso del tempo e dello spazio.
“La vita è come un'eco: se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii.”
James Joyce
Belle notizie
Se dovesse capitarti di passeggiare per le strade del quartiere popolare di Goutta d’Or, a Parigi, potresti vedere alcune sedie pieghevoli. Su quelle sedie, una volta al mese, decine di persone scelgono di sedersi per raccontare a un gruppo di psicologi e psicoterapeuti i propri problemi personali e le proprie ansie. Senza alcun compenso o appuntamento. Il progetto si chiama “Les écouters de rues”, letteralmente “Gli ascoltatori della strada” e ha lo scopo di rendere la salute mentale accessibile a tutti. Indipendentemente dalle possibilità economiche.
Paola Pantano, di Padova, più di cinque anni fa ha deciso di lasciare tutto e trasferirsi in Marocco, per fare l’infermiera nel Sahara. Vive in un piccolo villaggio non lontano da Merzouga ed è diventata il riferimento medico di berberi e nomadi che abitano quella zona remota.
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Giocare a fare foto in bianco e nero, il muezzin a Mazara del Vallo, tornare a casa.
(Se sei nuovo e non sai cosa siano gli “arcobaleni”, l’ho raccontato nella Puntata 1 di Positivamente)
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Giornalista, autrice e, soprattutto, esploratrice. Appassionata di cibi e luoghi del mondo, ne scrivo articoli per giornali e storie per libri. Se fossi un piatto, sarei il cous cous. Pietra miliare della cultura mediterranea vanta origini africane che, però, sono giunte attraverso le nostre isole maggiori fino a Genova. Non guizza come gli spaghetti, non scivola come i maccheroni ma ha una presa rassicurante, conscio del ruolo di aggregazione che gli compete. È sobrio, per gli ingredienti semplici di cui è composto, ma sa essere raffinato, in base alle spezie che gli si abbinano. Per saperne di più su di me traveltotaste.net
Il Cielo di Maiolica Blu - un’insolita storia con la Turchia
Il mio primo romanzo Agata e le stelle
Dalla bagna càuda al sushi. Storia della Torino gastronomica (di cui ho curato la sezione sulla cucina etnica)
1. Scaldare le mani fredde di mio figlio
2. La sensazione di polposità in bocca di una fetta di sashimi di salmone del giusto spessore
3. Assaggiare con al "cucchiarella" di legno un ragù perfettamente riuscito
4. Guardando al passato, essere completamente soddisfatto del percorso fatto, in ogni settore
5. Stiracchiare le caviglie, allungando i muscoli, la sera prima di andare a dormire
6. L'odore della cancelleria acquistata e che non userò mai
7. La sensazione di calore della mano di mia moglie
8. La Bandabardò
9. Un mojito ben fatto
10. La scarpetta, in ogni sua forma e manifestazione.
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